Campo Pollino 2015 di Antonio Iannibelli

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Lo scorso 2 Giugno si è concluso il secondo campo sul lupo nel Pollino a cura di Canislupus Italia in collaborazione con i volontari di ItalianWildWolf e dell’Ecosezione delle Murge e delle Aree di Interesse Naturalistico del Movimento Azzurro di Matera. Una quattro giorni per conoscere più da vicino il predatore dei nostri boschi e il più grande Parco Nazionale d’Italia da dove il lupo non è mai scomparso ed è riuscito a riprodursi e ricolonizzare tutte le aree dell’Appennino italiano da cui mancava da tempo.

Di seguito il resoconto di Antonio Iannibelli, guida preziosissima del campo in Lucania.

“Ci siamo trovati a Viggianello in 14 nel magnifico scenario della Valle del Mercure ai piedi del Massiccio del Pollino, puntuali come da programma nonostante la maggior parte di noi avesse percorso quasi mille chilometri.

L’appuntamento è stato fissato qui non ha caso. Volevamo scoprire questa terra selvaggia e soprattutto il misterioso carnivoro che qui convive da sempre con gli uomini e con la semplicità dei pochi pastori rimasti. Anche questa terra, come il lupo, possiede segreti e bellezze uniche che ogni italiano dovrebbe conoscere, in fondo anche da qui nasce la storia del nostro bel Paese. Storie di briganti e di emigranti sono ancora oggi vive in ogni paesello. Contadini, bovari e mulattieri vivono dignitosamente questi luoghi aspri e poveri. Si tratta di una terra particolarmente bella per il suo aspetto naturalistico, con rarità botaniche e famosa per le sue erbe officinali, ma il fiore all’occhiello è il pino loricato. Alberi monumentali che raccontano la storia millenaria di questi luoghi.

Serra di Crispo

Serra di Crispo

Siamo in Basilicata qui gli abitanti vengono chiamati lucani dall’antico nome della più ampia regione Lucania e tra le varie ipotesi sull’origine del toponimo Lucania uno deriva proprio dal termine greco λύκος (Lupo) e un altro latino Lucus (Bosco sacro). Definirla quindi terra di lupi mi sembra un atto dovuto.

Sabato 30 maggio – dopo la cena ci siamo trovati per fare il punto sul programma, sulle difficoltà del percorso e per introdurre le bellezze naturali che avremmo scoperto il giorno dopo. In qualità di accompagnatore del campo, e appassionato di lupo, ho spiegato ai partecipanti che l’obiettivo del campo era quello di conoscere il lupo perché per vedere i lupi bisogna diventare un po’ lupi, e per diventare lupo bisogna conoscerli.

Domenica 31 maggioAnello del lupo

Finalmente si parte, destinazione Passo delle Ciavole attraverso la vetta del Monte Pollino e la visita al Patriarca, il pino millenario abbarbicato sulle rocce nel versante sud. Percorso di dieci ore di cammino con dislivello di 850 metri.

Questo percorso l’ho chiamato “anello del lupo” non ha caso, perché intorno al monte Pollino i lupi, attraverso i valichi controllano il proprio territorio e si spostano alla ricerca di nuovi territori da esplorare. Così come i confini geografici i crinali sono i confini naturali del lupo, da qui può facilmente controllare il territorio da difendere, dai suoi simili e dal suo unico nemico, l’uomo.

Il Passo delle Ciavole, tristemente famoso per lo spargimento dei bocconi avvelenati, il Passo di Gaudolino e la Sella Dolcedorme sono i confini naturali di branchi lucani e calabresi. Questi crinali sono infatti il confine geografico delle due regioni, Basilicata e Calabria, a cavallo dei quali si estende il Parco nazionale del Pollino.

Siamo partiti da Viggianello alle sette del mattino dopo un’abbondante colazione e il pranzo al sacco nello zaino. Una processione religiosa nei vicoli di Viggianello ha rallentato il nostro viaggio ma ci ha fatto riflettere sulla religiosità e l’attaccamento alla propria terra di questo popolo di emigranti.

Dal Colle dell’Impiso siamo partiti per uno stretto sentiero di mezza costa che attraverso le silenziose faggete ci ha portato alla sorgente Spezzavummula.

Sorgente Spezzavummula

Sorgente Spezzavummula

Qui la nostra prima sosta per rifornirci di acqua e per conoscerci meglio. Nessuno si conosceva da prima, ma il silenzio delle montagne e la voglia di conoscere il lupo ci accomunava ed era come se ci conoscessimo da sempre. Ripartiamo con entusiasmo con la speranza di trovare qualche segno di presenza, attraversiamo il Colle Gaudolino e ci inoltriamo di nuovo nelle vecchie faggete a ridosso del Monte Pollino.

Da qui inizia la salita più impegnativa di tutto il percorso, ma ognuno con il proprio passo in meno di un’ora siamo entrati nell’habitat naturale del pino loricato oltre le faggete. La fatica è svanita alla vista dei primi loricati, il paesaggio unico e incantevole non faceva pensare ad altro e non potevamo fare a meno di rendere visita al più maestoso di tutti i pini, il Patriarca. Ai piedi del grande albero anche il lupo è passato in secondo piano. Ci siamo immortalati in scatti fotografici mentre abbracciati al grande pino esprimevamo i nostri desideri. E’ stato un momento emozionante e il legame del gruppo si è rafforzato ancora di più.

Il Patriarca

Il Patriarca

Ci aspetta ora la scalata alla vetta Pollino, ma il versante spoglio di alberi ci consente di procedere ognuno con il proprio ritmo. Appuntamento in cima per consumare il nostro pranzo e per godere del paesaggio più spettacolare di tutto il parco. In meno di due ore siamo tutti in cima e il paesaggio, le fioriture di alta quota e il mare sullo sfondo ci lasciano incantati. Dopo aver mangiato i panini con Fabio, aiuto accompagnatore, abbiamo regalato a tutti una piccola sorpresa, una granita naturale, estratta direttamente dal piccolo nevaio, addolcita con del latte di mandorle che avevamo portato per questa occasione. Questo momento ci ha dato lo spunto di spiegare come i nostri nonni conoscevano il gelato nonostante nessuno avesse spiegato loro cosa fosse. Un’altra occasione per parlare della cultura e delle abitudini della gente della nostra terra, e forse dell’origine del gelato.

Il gelato sul nevaio

Il gelato sul nevaio

Siamo a metà giornata abbiamo raggiunto il punto più alto ma abbiamo ancora molta strada da fare soprattutto dobbiamo rimetterci sulle tracce dei lupi. Lasciamo a malincuore la vetta e il nevaio e ci dirigiamo lungo il crinale est tra i ginepri nani e le fioriture incantevoli di orchidee selvatiche. Scendiamo qualche centinaio di metri fino alla Sella Dolcedorme dove tante volte ho trovato i segni dei nostri amici lupi, ma questa volta sembrano svaniti nel nulla. L’erba alta e i cespugli in fiore forse coprono ogni cosa. Procediamo verso la Fossa del lupo con la speranza nel cuore. Direzione nord attraverso un’altra faggeta.

La Fossa del Lupo

In cammino verso la Fossa del Lupo

Finalmente abbiamo trovato una pista e alcuni escrementi. Ecco che tutto d’un tratto come dei segugi alla ricerca di tracce e senza neanche accorgercene siamo arrivati nella Fossa del lupo. Purtroppo non siamo riusciti ad osservare nessuna impronta di lupo in quanto un centinaio di cavalli al pascolo avevano pestato ogni cosa, ma gli escrementi ritrovati subito dopo ci confermavano la presenza del predatore e la sua dieta a base di cinghiali.

L’altopiano denominato, non a caso, Fossa del lupo si trova nella depressione creata da un grande inghiottitoio tra il monte Pollino, la Serra Dolcedorme e la Serra delle Ciavole. In questo posto si formano pozze di acqua che resistono fino all’inizio dell’estate quindi frequentato da tanti (e forse troppi) animali domestici, cavalli, mucche e ovviamente da lupi.

La Fossa del Lupo

La Fossa del Lupo

Siamo poi risaliti verso il Passo delle Ciavole per controllare che non ci fossero bocconi avvelenati e per fortuna questa volta non ce n’erano. Abbiamo, però, riflettuto sulla tragedia di queste esche e sulla necessità di una maggiore prevenzione.

Sulla strada del ritorno abbiamo attraversato i Piani del Toscano dove abbiamo trovato altre tracce di lupo, impronte e escrementi, ma anche qui il pressante pascolo di bovini e equini ha creato degli squilibri geomorfologici difficilmente controllabili. Negli escrementi questa volta ci sono soprattutto peli di animali domestici, mucche in particolare e subito dopo capiamo il motivo.

Escremento di lupo con peli di bovino

Escremento di lupo con peli di bovino

Dietro a un dosso c’era un enorme scheletro di vacca ancora sostenuto dai legamenti è adagiato proprio vicino al nostro sentiero. Forse poteva trattarsi di un animale malato rimasto in quota dall’autunno scorso e forse le forti nevicate l’hanno sepolto fino al ritorno dei lupi e degli altri selvatici. Le foto e i commenti sono d’obbligo, ma una cosa è certa qui i lupi ci sono sempre stati e continuano a svolgere la loro funzione di “controllori sanitari”.

 

Scheletro di bovino

Scheletro di bovino

Il sole è già basso dietro la Serra del Prete dobbiamo allungare il passo per non essere sorpresi dal buio. Abbandoniamo gli altipiani e giù nella faggeta raggiungiamo in poco tempo la sorgente di Rummo e chiudiamo l’anello del lupo sotto la sorgente Spezzavummula. Appagati dalle meraviglie del Pollino e delle belle scoperte, in poco tempo, raggiungiamo il punto di partenza. Qui il sole ci saluta con un tramonto spettacolare che attraverso i grandi faggi ci preannuncia l’arrivo di un’altra splendida giornata alla Grande Porta del Pollino.

La serata si conclude con la cena. Alle undici tutti a nanna, siamo stanchi ma per la seconda escursione vogliamo essere di nuovo belli carichi, la bellezza dei pini loricati e il richiamo dei lupi sono irresistibili.

Lunedì 1 giugno – Giardino degli dei

Colazione alle sette e subito si parte ma anche questa mattina qualcuno rallenta i nostri ritmi. Ci rendiamo conto di essere in un mondo meno frenetico delle nostre città, e infondo non ci di disturba più di tanto aspettare che un camion scarichi la sua merce nel bel mezzo dell’unica via che attraversa Viggianello.

Arriviamo in macchina al Santuario della Madonna del Pollino, alle nove il sole è già alto ma siamo a 1500 metri e l’aria fresca ci invita a coprirci e partire per il sentiero che sfiora il rifugio della Madonna del Pollino (dove avevo provato inutilmente a contattare per pernottare, ma si intuiva che era chiuso da anni). Lungo questo sentiero, della salita del lupo, si attraversa una delle più belle faggete secolari inframmezzata da grandi esemplari di abete bianco. In estate è difficile trovare tracce di lupi ma quando il suolo è coperto di neve i lupi scelgono come ricovero proprio gli abeti che con la loro fitta chioma tengono lontana la neve dalla loro base.

Risaliamo la vecchia mulattiera fino al Piano di San Francesco dove un profumo intenso ci coglie di sorpresa, sono i narcisi che con i loro fiori bianchi coprono buona parte della radura. Anche questo è un passaggio storico di lupi ma oggi non abbiamo trovato nessun segnale.

I narcisi

I narcisi

Si entra di nuovo in faggeta ma già sulla cresta di Serra Crispo si intravedono le sagome dei monumentali pini loricati che ci attraggono inevitabilmente verso la vetta. Prima di arrivare negli altipiani è d’obbligo il rifornimento d’acqua alla sorgente Pittacurt dove scorre acqua molto fredda. Da qui ormai si sente il profumo dei pini e in pochissimo tempo ci immergiamo nella più grande concentrazione di alberi maestosi che ricoprono l’intera serra.

Verso Serra di Crispo

Verso Serra di Crispo

Le serre sono cime di montagne allungate più o meno alla stessa altezza, Serra Crispo è la più lunga di tutto il massiccio e si estende per diverse centinaia di metri. E’ coperta da molti pini loricati ultracentenari. L’emozione è forte e il paesaggio incredibilmente bello. Vediamo di fronte le Gole del Raganello e il Mar Ionio, a destra il Pollino e il Dolcedorme, a sinistra la grande diga di Monte Cotugno e il Golfo di Taranto alle nostre spalle Monte Alpi e Monte Sirino. Tutto ciò che riusciamo a scorgere con il nostro sguardo a 360 gradi è il Parco nazionale del Pollino, il più esteso e il più selvaggio d’Italia. Chi arriva qui per la prima volta non ha il tempo di farsi prendere dalla stanchezza delle cinque ore di salita o dal bisogno di mangiare ma resta incantato dalla particolarità di questo luogo, che non a caso si chiama il Giardino degli Dei.

Infatti sono quasi le due e ancora nessuno ha tirato il cibo fuori dallo zaino e anche quando la fame arriva con i panini in mano continuiamo a girare con il naso all’insù stregati dal fascino dei grandi alberi. Ogni albero è un monumento naturale dal quale non vorremmo allontanarci ma ormai è ora di prepararci per il ritorno. Salutiamo questo paradiso con la promessa di ritornarci quanto prima. L’incanto ci ha fatto dimenticare persino il nostro obiettivo primario, il lupo.

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Serra di Crispo

Ci spostiamo verso la Grande Porta, spiego a tutti che lì le tracce dei lupi potrebbero esserci in quanto si tratta del valico più basso che unisce Calabria e Basilicata e dove molti sentieri si incrociano risalendo da entrambi i versanti. Non a caso si chiama Grande Porta, si tratta di una insenatura che separa Serra Crispo da Serra delle Ciavole, che unisce le grandi faggete lucane con quelle calabresi e che con un grande solco indica il confine dei pascoli delle Ciavole con quelli dei piani rocciosi di Serra Crispo. Insomma l’ombelico del Pollino da dove è possibile osservare tante piste lasciate dagli animali che si dirigono verso le sorgenti, le vette, i boschi e la Fossa del lupo. In caso di accampamento è qui che bisogna fermarsi.

I segni del predatore

I segni del predatore

Istintivamente cerchiamo i segni nella neve, che nel versante nord ancora resta al suolo, ma a parte qualche vecchia impronta nulla ci fa pensare a un loro recente passaggio. Poi la chiamata di Fabio, che come un segugio ha fiutato un escremento poco lontano sulla parete del solco, scavato dallo sciogliersi della neve, e subito dopo le impronte nell’argilla ancora bagnata. Finalmente tracce fresche e inequivocabili che ci hanno indirizzato tutti sul posto scoprendo che in pochi metri quadrati c’erano almeno dieci di escrementi. Abbiamo istintivamente ampliato la ricerca e poco distante tra i germogli e i vecchi steli di alcune piante di genziana lutea vi erano altrettanti escrementi.

Fabio analizza il contenuto nell'escremento lupino

Fabio analizza il contenuto dell’escremento lupino

In quel momento siamo tutti ritornati ricercatori e abbiamo dedotto che in quel punto si concentrano diversi lupi, infatti le impronte andavano in tutte le direzioni, anche verso la storica Fossa del lupo. Con le nostre macchine fotografiche abbiamo ripreso ogni particolare e di tanto in tanto ci guardavamo intorno, ci sentivamo osservati. I lupi non li abbiamo visti ma di sicuro erano lì a controllare questo luogo così importante, questa Grande Porta dove ogni branco segnala il confine del proprio territorio.

Escrementi di lupo

Escrementi di lupo

Ho sempre trovato tracce di lupi in questo posto e ho quindi dedotto che delimita il confine di due branchi, ma la concentrazione così elevata di segni mi ha fatto supporre che forse trattasi del confine di più branchi. Non ho prove, ma conoscendo il territorio e ipotizzando la distribuzione dei branchi nel massiccio, mi sembra possibile o almeno mi piace credere che tre o forse quattro famiglie comunicano attraverso i loro segni proprio qui nell’ombelico del massiccio del Pollino.

Appagati da tanta abbondanza di segni ci siamo messi sulla via del ritorno senza rinunciare a qualche scatto fotografico alle tante orchidee, ai narcisi e alla carcassa del grande pino loricato purtroppo bruciato da qualche “sciagurato” in una notte di fine estate di molti anni fa.

Sulla cresta di Serra delle Ciavole abbiamo visto in lontananza alcuni grifoni che dalle Gole del Raganello risalivano volteggiando sugli altipiani in cerca di cibo. Anche oggi si è fatto tardi, difficile staccarsi da questo paesaggio incantato, dobbiamo rientrare in fretta e ancora prima del tramonto siamo di nuovo alle nostre macchine. Dopo cena abbiamo continuato a parlare di lupi, con racconti e immagini per descrivere come vivono in questa terra di pastori e di contadini.

Martedì 2 giugno – Gole del Raganello

Lasciamo l’albergo per dirigerci verso un altro paesaggio importante del Pollino. Siamo nel versante calabrese del Parco nazionale del Pollino, precisamente a Civita nelle Gole del Raganello. Siamo a circa 300 metri s.l.m ma il torrente Raganello nasce ai piedi della Grande Porta del Pollino a quasi duemila metri. In così poca distanza l’acqua che scende a precipizio ha scavato gole profondissime che si possono vedere solo seguendo il suo percorso, equipaggiati di muta e corda. La stretta valle vista dal belvedere di Civita consente di osservare a ovest le cime dell’intero massiccio che segnano il confine regionale, a sud la serra del Dolcedorme, a nord le timpe della Falconara e di San Lorenzo alle nostre spalle il mare. All’interno del piccolo bacino il meraviglioso bosco della Fagosa attorniato da querceti e macchia mediterranea e in qua e là da piccoli allevamenti e da appezzamenti coltivati. In questo territorio, che non raggiunge i 100 km quadrati, si trovano solo tre piccoli centri abitati Civita, Cerchiara di Calabria e San Lorenzo Bellizzi e tutti insieme non superano i quattromila abitanti.

Le Gole del Raganello

Le Gole del Raganello

Un parco nel parco dove da sempre vive uno dei branchi storici dei lupi del Pollino che può contare su abbondanza di cibo e facilità di controllare il territorio. Sicuramente tra gli escrementi trovati alla Grande Porta vi erano anche quelli del branco del Raganello che forse anche oggi da lassù continuano a controllare i nostri spostamenti.

Il caldo delle ore centrali del giorno si fa sentire e ci ricorda che il nostro viaggio è giunto al termine. Decidiamo di rientrare a Civita a rifocillarci nel tipico ristorante della piazza. Gli ottimi prodotti locali e un buon bicchiere di vino sono gli ingredienti ideali per scambiarci i saluti con la promessa di ritrovarci al più presto in questa terra selvaggia e aspra ma al tempo stesso incantevole, la “terra dei lupi”.

Il gruppo a Civita

Il gruppo a Civita

Grazie a Fabio, Patrizia, Elena, Viola, Nanda, Maurizio, i due Nicola, Daniele, Alberto, Gabriele, Enzo e Stefano per aver partecipato a questa avventura e grazie a Canislupus Italia che mi ha dato l’opportunità di poter condividere la passione per la mia terra, il Pollino, e per il lupo”.

www.antonioiannibelli.com

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